6 nov 2015

Capitolo 50 Una lavandaia ferma il suo volo 1950

DOPO AVER trascorso un mese in Texas, William Branham era
ansioso di tornare a casa da sua moglie e i suoi figli. Purtroppo, nel
pomeriggio volando fuori Dallas, pericolosi temporali si muovevano
verso sud-est, forzando il suo aereo ad effettuare un atterraggio non
previsto a Memphis, Tennessee. La compagnia aerea alloggiò i suoi
passeggeri al Peabody Hotel aspettando che passasse la tempesta.
Bill chiamò a casa per avvisare Meda di ciò che era accaduto, poi
trascorse il resto della serata scrivendo lettere.
Fuori, una pesante pioggia batteva su Memphis. Periodicamente, la
notte s’illuminava con i lampi dei fulmini, seguiti dal rimbombo di
tuoni. Un po’ prima di mezzanotte, la pioggia cessò. Guardando dalla
finestra, Bill vide un pezzetto di cielo con le stelle tra le nubi.
Sembrava che l’uragano stesse passando.
Alle sei del mattino seguente, un impiegato della compagnia aerea
chiamò Bill per fargli sapere che il suo aereo sarebbe decollato alle
otto in punto. Bill si alzò e indossò il suo vestito marrone chiaro.
Guardando il suo orologio, decise che aveva molto tempo per trovare
una cassetta postale per spedire le sue lettere.
La mattina prometteva una calda e chiara giornata. I giardini fioriti
riempivano l’aria di un ricco profumo, intensificato per la notte di
pioggia purificante. Gli uccelli cantavano ovunque, invitando Bill ad
unirsi a loro. Egli canterellava una melodia cristiana, mentre gustava
la bellezza del mondo di suo Padre.
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Dopo una passeggiata di due isolati, Bill trovò una cassetta postale di
fronte ad una banca. Imbucò le sue lettere nella fessura, e si era
appena girato per andarsene, quando sentì il suono di un vortice –
whoossssh. Gli venne il pelo d’oca sul collo, mentre avvertiva la
presenza dell’angelo avvicinarsi. Fece un passo indietro all’ombra di
un pilastro, abbassò la testa e disse: “Padre, che cosa vuoi che faccia
il tuo servitore”?
Chiaramente come sentiva il canto degli uccelli, udì l’angelo del
Signore dire: “Cammina e continua a camminare”. Con quella come
unica istruzione, Bill si diresse di nuovo verso l’hotel. Come si
avvicinava all’ingresso dell’hotel, naturalmente, pensava di andare
dentro. Ma l’angelica profonda voce, disse ancora una volta,
“Continua a camminare”. Bill guardò il suo orologio. Tra un ora il
suo aereo sarebbe partito. Tuttavia, passato l’hotel continuò a
camminare, non sapendo dove e per quale scopo il Signore lo stava
guidando.
Lentamente camminò per alcuni chilometri, canticchiando e
rallegrandosi per l’aria fresca e profumata di caprifoglio e rose. Si
sentiva in forma. Anche se, egli era un po’ nervoso per via
dell’orario. Continuava a guardare l’orologio, sempre più frequente,
man mano che il tempo passava. Ogni volta che guardava, l'angelo
l’esortava, “Continua a camminare”. Quando la lancetta
dell’orologio passò le otto, Bill si rassegnò al fatto che avrebbe
dovuto fare un altro piano per tornare a casa. “Signore, non so perchè
sono qui, ma Tu hai detto cammina e così io sto camminando. Che
cosa significa tutto questo”?
Ora era arrivato in uno dei quartieri più poveri di Memphis. La strada
era in terra battuta e piena di buche fangose. Camminava verso una
collina dove un torrente correva al lato della strada. Davanti a lui
vide una robusta, donna nera nel suo giardino, appoggiata con
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entrambi i gomiti su di un cancello d’ingresso. Aveva una camicia da
uomo legata intorno al suo capo come uno scialle. Quando Bill le si
avvicinò, la donna disse: “Buon giorno, pastore”.
Sollevando il cappello, Bill disse, “Buon giorno, zietta”. Poi si fermò
vicino. Aveva detto pastore, che strano. Si girò verso la donna nera e
chiese: “Mi conosce”?
“No, signore”. “Allora, come sapete che sono un pastore”?
Lei fece un largo sorriso. “Sapevo che sarebbe venuto”.
Bill si avvicinò al cancello. “Come fa ha sapere che sarei venuto? Io
stesso non lo sapevo”.
Lei spiegò: “Pastore, hai mai letto nella Bibbia a riguardo della
Sunamita, la quale non poteva aver figli? Promise a Dio se Gli
avesse dato un figlio, lo avrebbe cresciuto per il Signore, io sono
quel tipo di donna; promisi al Signore la stessa cosa. Egli mi diede
un figlio, ho cercato di fare il meglio per crescerlo per il Signore.
Alcuni anni fa, cominciò a frequentare cattive compagnie. Prese una
via sbagliata e contrasse una malattia venerea. È sifilide. Quando
riconobbe cosa era successo, era troppo tardi. Ora giace sul letto in
punto di morte. Ieri il dottore venne per un controllo – disse che non
c’era speranza per lui. Trovò un buco nel cuore ed il suo sangue è
pieno di pus.
“Pastore, non posso sopportare di vedere morire il mio ragazzo in
quella condizione. Voglio che sia salvato. Così, ieri per tutto il
pomeriggio, pregai e pregai, dicendo, Signore, se sono come la
Sunamita, allora dov’è il tuo Eliseo”?
Ad un certo punto della notte mi addormentai sulla sedia e sognai
che sarei uscita qui vicino a questo cancello; sognai che un pastore
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veniva vestito con un abito e il cappello marrone. Quando mi svegliai
allo spuntar del giorno, uscii qui e da allora sto aspettandola. Pastore,
crede nell’essere condotti dallo Spirito Santo”?
Il cuore di Bill fremette; i suoi nervi vibrarono. Questo deve essere il
luogo dove il Signore voleva che mi recassi. “Zietta, il mio nome è
Branham. Avete mai sentito parlare di me”?
“No, signore, pastore Branham, non ho mai sentito parlare di voi”.
“Il mio ministero è di pregare per gli ammalati. Le dispiace se entro
dentro a pregare per suo figlio”?
“Prego, entri signor, pastore Branham.”.
Bill aprì il cancello d’ingresso. Un aratro arrugginito, fissato con
bulloni ad una catena su una puleggia chiuse il cancello dietro di lui.
la donna accompagnò Bill in una piccola baracca bianca. Il
pavimento era di pioppo giallo strofinato e pulito. In un angolo c’era
una tinozza di metallo con appoggiata un asse per lavare. Senza
dubbio erano gli arnesi del suo lavoro per vivere. Sopra la porta c’era
un cartello appeso. “Dio benedici la nostra casa”. Bill era stato
invitato in palazzi di re e in alcune delle più belle case del paese, ma
in nessun posto si era sentito più benvenuto che in quell’umile
casetta.
Un letto a baldacchino era situato in un altro angolo. Su di esso
giaceva suo figlio, un grande ragazzo alto circa 1m. e 80 e pesava
minimo 80 kg. Aveva le coperte ritorte nei suoi pugni e si
contorceva su di un materasso di paglia, lamentandosi, “Nnn ... nnn
... è scuro qui ... Oh, mamma! È così scuro... non so dove sto
andando”...
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“È fuori di testa da due giorni ora”, disse sua madre. “Egli pensa di
essere in una barca a remi, perso nel buio sul mare Questo è quello
che non sopporto, pastore – sapere che il mio ragazzo è perduto”. Lei
gli accarezzò la spalla con amore. “Tesoro, non conosci la tua
mamma”?
Egli rabbrividì e gemette, “Nnn ... nnn ... è così freddo qui ...
freddo”.
Lei lo baciò sulla fronte. “Povero bambino di mamma”.
“Sì”, pensò Bill, “Questo è l’amore di una madre. Non importa ciò
che ha fatto, lei lo considera ancora il suo bambino”. Bill disse:
“Zietta, preghiamo. Cominci lei”.
Quando s’inginocchiarono accanto al letto, l’umile lavandaia strinse
il suo cuore a Dio, così forte che spremé le lacrime dagli occhi di
Bill. Concluse pregando: “Signore, se solo il mio ragazzo mi dirà che
andrà con Gesù, sarò felice”.
Bill pose le mani sui piedi del ragazzo, li sentì freddi come
l’Atlantico del nord. “Caro Dio, non so che cosa sta succedendo, ma
sulla strada questa mattina Tu mi hai fatto tornare indietro e mi hai
mandato qui in questa piccola capanna. Ormai il mio aereo è partito,
ma non importa – in obbedienza alla guida dello Spirito io impongo
le mie mani su questo ragazzo nel Nome del Tuo Figlio, Gesù
Cristo”.
Il ragazzo si mosse. “Oh, mamma, si sta rischiarando qui”. Rotolò i
suoi occhi; poi sembrò che volesse individuare il volto di sua madre.
“Perché, mamma, cosa fai qui”? Sollevò la testa fuori dal materasso
di paglia. “Chi è quest’uomo”?
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Bill aspettò ancora cinque minuti – abbastanza a lungo per vedere il
ragazzo seduto sul lato del letto, parlò riguardo al vestirsi. Bill quindi
si giustificò e uscì di fretta. Dopo un paio d’isolati fermò un taxi, che
lo portò all’aeroporto. Con sorpresa e sollievo, il suo aereo era
ancora sulla pista. Aveva un ritardo di due ore e stava appena
riscaldando i motori per il decollo. Bill si meravigliò di ciò che può
fare la preghiera accoppiata con pura fede. Egli si sentì sicuro che era
stata la preghiera di quella lavandaia che aveva fermato il suo volo
per 18 ore. “Sì, zietta”, pensò, “Credo nella guida dello Spirito
Santo”.