6 nov 2015

Capitolo 34 Un drammatico ritorno a casa 1946

Durante quell’autunno del 1946, in Jonesboro, William Branham
stette sulla piattaforma per otto giorni e notti ininterrotti, pregando
per un fiume di persone ammalate e bisognose. Mangiava i suoi pasti
e faceva un sonnellino dietro il pulpito, mentre le persone nella fila
di preghiera aspettavano pazientemente che si svegliasse e
riprendesse il suo lavoro.
Alla fine della settimana le tempie di Bill pulsavano per
l’esaurimento. Il dorso delle sue mani era scorticato dove strappava i
peli, cercando di star sveglio. Non voleva fermarsi, egli voleva
rimanere finché non avesse pregato per ogni persona che era dentro
le porte, ma non fu possibile. Le notizie delle guarigioni e dei
miracoli erano come una calamita, attirando altre migliaia di persone
in Jonesboro per tutta la settimana. Quando alla fine Bill terminò le
otto serate della campagna di guarigione, la fila era ancora più lunga
di quando era iniziata.
Bill si sentì esausto, mentalmente e fisicamente. Il pastore Reed lo
mise a letto, ma Bill era così agitato che non riusciva ad
addormentarsi, si agitò avanti e indietro sotto le coperte per ore. Alla
fine, piuttosto che combattere, decise di ritornare a Jeffersonville e
crollare nel suo letto, dove fiduciosamente, avrebbe potuto dormire
per giorni, indisturbato.
Dopo alcune ore di guida, Bill faticava a tenere gli occhi aperti. Per
non addormentarsi sullo sterzo, batteva la gamba contro lo sportello
deformandolo. Per un momento si addormentò. Una suonata di
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clacson lo svegliò, dandogli il tempo necessario per deviare
istantaneamente nella sua carreggiata. Scuotendosi, accostò e fermò
la macchina per potere ritornare in se stesso. Meda continuava a
dormire sui sedili posteriori. Bill uscì, sperando che una camminata
lo avrebbe rinfrescato. Crollò esausto da qualche parte. Quando
finalmente ritornò in sé, egli si ritrovò in un pascolo con le sue mani
tese in avanti, sussurrando: “Solo credi, sorella. Questo è tutto ciò
che devi fare. Solo credi”. Scosse tenacemente la testa, pensando:
“Cosa mi sta succedendo? Mi sembra d, impazzire”.
Arrivati a Jeffersonville nella tarda serata, si fermarono a casa dei
genitori di Meda a prendere i loro bambini. Rebecca aveva ora
cinque mesi. Bill non la vedeva da tre mesi, così non fu sorpreso che
non lo riconoscesse. Quando cercò di prenderla, pianse
divincolandosi per ritornare da sua madre. Che colpo. “Lei non mi
conosce”, si lamentò.
Tranquillizzando Rebecca con il dondolio del suo corpo, Meda
accennò col capo ad un ritratto di Bill appoggiato in fondo al tavolo.
Ho lo stesso tuo ritratto sul nostro cassettone. Ogni giorno, lo indico
e gli dico, “Quello è tuo padre”.
Bill osservò il quadro, poi la sua faccia allo specchio nella sala. “Non
mi meraviglio se non mi ha riconosciuto, ho perso 9 kg, qualche
capello e ho le spalle cadenti. Non sembro affatto lo stesso”.
Un altro shock li aspettava, quando arrivarono a casa – le macchine
erano allineate da entrambi i lati della strada per molti isolati e
c’erano circa 200 persone che aspettavano nel loro giardino.
“Che cos’è tutto questo”? Chiese Meda.
Bill arrossì. “In ogni luogo dove sono stato ho dato il nostro indirizzo
e ho detto alle persone che, se per caso erano vicino a Jeffersonville e
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bisognosi di preghiere di fermarsi. Non pensavo che venissero così
presto”.
Fino a notte inoltrata, Bill pregò per la folla nel suo giardino e
finalmente l’ultimo andò via. Meda aiutò Bill ad andare a letto.
Erano le 2 di notte. Si stese tranquillo e sprofondò in un dormiveglia.
Improvvisamente sveglio, si girò. Le sue gambe avevano i crampi.
Meda si sedette: “Bill, sai ciò che stavi facendo”?
“Penso che stavo dormendo”
“Tu avevi il braccio intorno al cuscino e stavi borbottando: chi è il
prossimo? Ora se voi volete credere – perché l’angelo mi disse che se
potevo portare le persone a credere… Bill, io sono preoccupata per
te.
Fuori una macchina si avvicinò. Sembrava come una vecchia
automobile; il motore al minimo girava irregolarmente facendo
vibrare i paraurti. Qualcuno bussò all’entrata. Meda toccò
dolcemente le sopracciglia di Bill e gli chiuse gli occhi e disse: “Dirò
loro di tornare domani. Tu vai a dormire, caro”.
Bill udì una voce dalla cucina dire: “Il nostro bambino è ammalato
da molto tempo. Non smette mai di piangere. Piange giorno e notte.
Il dottore non riesce a capire il perché”. Bill sentì il bimbo fare uno
strano rumore, come una specie d’asma, come se cercasse di
piangere, ma non gli era rimasta nessun’energia per farlo. Non
sembrava neppure umano. Bill sentì Meda dire: “Ecco, Bill è appena
andato a dormire, non voglio svegliarlo proprio ora”. Poi Bill sentì
un’altra donna dire, “Veniamo dal nord Ohio. Abbiamo viaggiato
tutta la notte e il giorno per venire qua”.
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Bill pensò, come posso io dormire con quel bambino sofferente nella
camera accanto, quando una preghiera potrebbe aiutarlo”?
Saltò fuori, vestito col pigiama. Un bambino di 10 settimane era
disteso sul tavolo della cucina, avvolto in una coperta. La sua piccola
faccina si contorceva, mentre cercava debolmente di piangere. Bill
chiese ad ognuno d’inginocchiarsi e tutti elevarono le loro voci a
Colui che ha la potenza di liberare quel bambino sofferente—Gesù
Cristo. Il bambino smise di piangere; la sua faccia si rilassò. Dieci
minuti più tardi mentre la coppia se n’andava, il bambino sorrideva e
tubava.
Prima che Bill riuscisse a trascinarsi nel letto, arrivò un’altra
macchina. Bill sentì i passi correre verso la casa. Qualcuno bussò con
forza alla porta. Bill fece entrare un giovane uomo tutto eccitato nella
cucina. Il giovane disse: “Fratello Branham, mia sorella ha
l’appendicite. È in un brutto stato. È prenotata per un’operazione
nella tarda mattinata in Louisville, ma ora le sue condizioni sono
troppo cattive, papà pensa che non sia in grado d’affrontare il viaggio
all’ospedale. È una strada di montagna davvero scabra. Noi abitiamo
a circa 56 km da qui, vicino a milltown. Siamo a conoscenza di cosa
Dio ha fatto per Georgie Carter, così mio padre mi ha mandato per
vedere se lei potrebbe venire a pregare per mia sorella. Verrà”?
Senza un secondo di esitazione, Bill disse: “Sì, mi vesto in un attimo.
Poi la seguirò con la mia macchina”.
Meda cominciò a piangere. “Non addormentarti da qualche parte,
tesoro”.
“No, andrà tutto bene, tesoro”, la rassicurò Bill.
La sua convinzione diminuì dopo una dozzina di miglia. Le sue
palpebre si fecero pesanti come il piombo. Ogni tanto si pizzicava
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per restar sveglio, qualche volta si mordeva il dito; addirittura sputò
sulle sue dita ed asciugò lo sputo nei suoi occhi, tentando di
respingere il sonno. Il giovane aveva ragione sulla terribile
condizione della strada, specialmente gli ultimi chilometri dove la
strada si ristringeva tra due piste di pneumatici in mezzo a recinti e
serpeggiava avanti e indietro sul lato della montagna. Lui ora non
doveva almeno preoccuparsi di addormentarsi da quando la strada lo
scuoteva rapidamente ogni volta che la ruota colpiva una pietra o
cadeva in un solco.
Parcheggiarono le due macchine fuori di una fattoria. Dopo aver
incontrato il padre e la mamma, Bill li seguì al capezzale di una
ragazza di circa 18 anni. La sua pelle pallida brillava di perline di
sudore intorno alle sue tempie. Lei mostrò a Bill il suo fianco gonfio.
Il padre della ragazza disse: “Lei non mangia da tre giorni. Oggi non
può nemmeno trattenere giù l’acqua. Doveva essere operata in tarda
mattinata. Dovrebbe venire un’ambulanza a prenderla tra qualche
ora, ma questa notte è peggiorata ed ora temo che lei non possa
affrontare il viaggio”.
Bill aveva conosciuto le appendiciti, avendo molte volte guardato il
suo amico Sam Adair operare sui pazienti. Se l’appendicite di questa
ragazza stava per rompersi — certamente lo sembrava essere—allora
lei non sarebbe sopravissuta per i 60 Km. fino a New Albany. Solo
quei primi chilometri l’avrebbero uccisa.
Nervosamente la ragazza chiese: “Oh, Fratello Branham, lei pensa
che vivrò”?
Scegliendo le sue parole attentamente, Bill rispose: “Lo credo, se hai
abbastanza fede. Tu lo credi che Gesù Cristo può guarirti”?
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La sua risposta nervosa scoppiò impetuosa. “Oh, sì, io credo. La mia
chiesa sostiene che i giorni dei miracoli sono passati, ma io non mi
curo di quello che dice la mia chiesa; Io credo. Georgie Carter è
guarita; Guarirò anch’io. Io sono spaventata dall’operazione”.
Avendo visto migliaia di miracoli nei sei mesi passati, Bill, dalla
confessione nervosa di fede della ragazza, vide nascosti dubbio e
timore. “Sorella, non voglio urtare i tuoi sentimenti, ma tu non credi.
Normalmente ci vorrebbe per me abbastanza tempo da farti vedere
che piccola fede hai e cercare di farti credere per avere la guarigione.
Ma questa è un’emergenza. Devi credere proprio ora o—sarò onesto
con te—non vivrai fino all’ospedale”.
Né la ragazza e nemmeno i genitori apprezzarono questa franchezza,
ma Bill non poteva farci niente. La situazione era urgente. Decise
che doveva tentare qualcosa di radicale in ordine di farle afferrare
l’idea. Bill si sedette ad un lato del letto—dalla parte più vicina al
centro della stanza. I suoi genitori ed alcuni amici stavano dall’altra
parte del letto—il lato più vicino al muro. Al centro del soffitto
risplendeva una luce elettrica. Una cordicella penzolava dal
lampadario con sospeso un braccialetto bianco e rosso a metà via tra
il soffitto e il pavimento. Bill non sapeva perché quel braccialetto
fosse sospeso là, a meno che, forse, era usato per divertire il bambino
che era nella casa. Pensò che ora quel braccialetto sarebbe andato
bene per il suo scopo. Bill disse: “Tutti voi adulti bisogna che vi
girate con la faccia al muro”. Quindi disse alla ragazza: “Quanto
distante pensi che sia quel braccialetto”?
“Circa 4 o 5 metri. Perché”?
“Hai detto che hai fede per credere tutte le cose. Io voglio che me lo
provi. Voglio che guardi quel braccialetto, e lo fai muovere in circolo
intorno al laccio; poi voglio che lo fai dondolare avanti e indietro;
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poi lo fai fermare. Se sei capace di farlo, allora saprò che hai
abbastanza fede per un miracolo”.
La sorpresa della ragazza si mescolò alla sua delusione. “Oh, my,
fratello Branham! Perché dovresti chiedermi una simile cosa?
Nessuno può farlo”. “Oh, sì”. Rispose Bill. Chiunque può se crede.
Gesù disse: “Tutto è possibile se tu credi”.
Lei rimase scettica. “Ma Gesù stava parlando di cose spirituali.
Questo è materiale. Può farlo lei”?
“Sì signorina”.
“Posso vederlo”?
“Se lo desideri. Tieni i tuoi occhi su quel braccialetto”. Bill fissò i
suoi occhi sull’oggetto e concentrò la sua fede. Avendo già visto Dio
compiere così tanti miracoli sapeva che tutte le cose erano veramente
possibili tramite la fede. In un momento il braccialetto cominciò a
girare, appeso all’estremità della cordicella, poi cominciò a
dondolare avanti e indietro come un pendolo. Quindi si fermò.
La ragazza rimase senza fiato. “Fratello Branham, ciò è spiritismo”.
“Pensavo che avresti detto qualcosa del genere. No, non è spiritismo;
è fede. Gli spiritisti lo fanno molte volte per mettersi in mostra—
scoppiano bicchieri, piegano cucchiai e cosi via, ma lo stesso è
comunque fede”.
La ragazza non poteva afferrare quello che Bill stava dicendo. “Io
appartengo alla chiesa di Cristo. Noi parliamo dove la Bibbia parla e
stiamo zitti dove la bibbia sta zitta. Non c’è niente del genere nella
Bibbia.
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“Certo che c’è nella Bibbia, affermò Bill. “Ricordi di come una
mattina Gesù passò davanti ad un albero di fichi, cercando qualche
frutto. Quando non ne trovò, lo maledì. L’albero cominciò a seccare.
Quando ripassò alla sera, era morto disseccato. Pietro rimarcò di
come ciò fosse accaduto rapidamente e Gesù rispose dicendo che non
solo voi potreste fare quello che Egli aveva fatto all’albero di fichi,
ma se avreste detto a questa montagna muoviti—e non dubitate nel
vostro cuore— subito sarebbe fatto. Lo disse, vero? Certo. Io so che
il tuo pastore sta cercando di giustificare la sua incredulità dicendo
che era di una montagna di peccato che Gesù stava parlando, ma era
il Monte degli Ulivi. Egli disse se aveste fede quanto un granello di
senape. Ora se quel piccolo pezzetto di pura fede può trasportare una
montagna, quanto più poca fede avresti bisogno per trasportare quel
braccialetto”?
La ragazza rimase in meditazione. Ogni respiro affannoso la faceva
sobbalzare. Bill decise di fare un altro approccio. “Ecco, sorella, un
angelo venne da me cinque mesi fa e mi disse che prima che fossi
nato, io fui preordinato da Dio a portare un dono di guarigione
Divina alla gente. Io ero faccia a faccia con l’essere sovrannaturale e
mi disse che se potevo farmi credere dalle persone e fossi stato
sincero quando prego, niente avrebbe potuto opporsi alla mia
preghiera. Se tu credi con tutto il cuore, ciò muoverà Dio. La tua fede
ti salverà. Non quello che ti ha eccitato la mente ma quello che
veramente credi”.
La ragazza rispose: “Fratello Branham, io so che c’è qualcosa più in
alto, che ho raggiunto. Dio abbia misericordia di me. Cercherò con
tutto il mio cuore di credere in Lui”.
Prendendo la mano destra della ragazza, Bill guardava la sua mano
sinistra gonfiarsi di color rosso al battito delle vibrazioni invisibili.
Egli aveva già avuto relazione con le appendiciti prima ed era
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familiare con il modello delle pustole bianche che si formavano sul
dorso della sua mano e dall’intensità delle vibrazioni poteva dire che
il caso era grave.
Come lui chiese al Signore Gesù di intervenire, le pulsazioni
diminuirono, poi scomparvero. La sua mano sinistra ritornò normale.
Bill disse: “Dio ti benedica, sorella. La tua fede ti ha salvato”.
In mezzo alla gioia e il sollievo che passò nella stanza, Bill si sedette
ed istantaneamente si addormentò. Alcune ore più tardi si svegliò
con la luce del sole sulla faccia.
Il padre disse buongiorno ed entusiasticamente gli strinse la mano
ringraziandolo. “Io chiamai l’ambulanza e dissi loro che non c’era
più bisogno di venire dato che mia figlia era completamente guarita.
La ragazza ora era fuori dal letto, seduta al tavolo della cucina,
mangiando il gelato. “Mi sento veramente bene, fratello Branham. Il
gonfiore se n’è andato dal mio fianco e non è rimasto alcun minimo
dolore. E sono così affamata”.