6 nov 2015

Capitolo 33 Una linea di preghiera lunga otto giorni 1946

Per il resto dell’estate e dell’autunno del 1946, William Branham
predicò per tutto l’Arkansas senza un’interruzione. Poiché ogni
riunione era pubblicizzata sul tabellone d’affissione per la seguente
riunione, le folle crebbero sempre più e la linea di preghiera diveniva
sempre più lunga ad ogni riunione. Bill proseguiva con difficoltà,
ogni sera pregava per gli ammalati fino all’una, due, e qualche volta
fino alle tre di mattina. Egli sentì una costrizione che lo spingeva a
rifarsi del tempo perduto, riparare in qualche modo l’errore che
aveva fatto dieci anni prima, quando Dio l’aveva chiamato ad uscire
nella predicazione evangelica e lui aveva rifiutato. Anche se era in
superba forma fisica per aver camminato molti anni nei boschi ad
ispezionare le linee elettriche ad alta tensione, lo sforzo continuo e la
mancanza di sonno, tuttavia richiesero un pesante sforzo al suo
corpo. Stava semplicemente logorandosi.
Sarebbe stato diverso se durante il giorno avesse potuto dormire
quanto aveva bisogno per riguadagnare la sua energia, ma raramente
ciò accadde. Là, sembrava esserci sempre un bisogno speciale che
Bill non poteva rifiutare; come quella volta che Bill stava predicando
per il pastore Johnson a Corning, Arkansas. Dopo aver chiuso il
servizio alle tre di mattina, Bill crollò nel letto nell’abitazione del
pastore, completamente esaurito. Alcune ore più tardi lo squillo del
telefono lo fece alzare. Sentì la sig.ra Johnson che diceva, “Non
possiamo svegliarlo, signore, l’abbiamo appena portato a letto”.
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Evidentemente la persona dall’altra parte del telefono era insistente.
Alla fine Bill uscì fuori nel soggiorno e disse stordito: “Mi permetta
di parlargli”. “Salve, fratello Branham il mio nome è Paul Morgan”,
disse l’uomo con voce stanca ma decisa. “Io sono l’impiegato
provinciale, qui a Walnut Ridge, che è approssimativamente a 70
miglia da dove è lei. Mia figlia di 12 anni sta morendo di polmonite.
Vuole per favore venir qui e pregare per lei”?
Il telefono era vicino alla finestra e permetteva a Bill di vedere fuori.
Il cielo era nuvoloso. Cadeva una continua pioggerellina su un
centinaio di persone accalcate in piccoli gruppi sul prato. Bill sapeva
che stavano aspettando di vederlo. “Signor Morgan, sarei felice di
venire se potessi, ma, guardi qui, ci sono madri che stanno fuori,
aspettandomi perché preghi per i loro bambini. Loro sono state tutta
la notte sotto la pioggia. Come posso lasciarle, per venire a pregare
per sua figlia”?
“Lo apprezzo”, disse il sig. Morgan: “Ma quelle madri non hanno
bambini che stanno morendo. I migliori specialisti affermano che
mia figlia può vivere solamente approssimativamente ancora tre ore.
Fratello Branham, è la mia unica figlia. Per favore venga a pregare
per lei”.
Pensando addietro alla morte di sua figlia Sharon Rose, Bill
disse: “Sarò lì appena possibile”.
Quando interruppe la comunicazione, il pastore Johnson
protestò, “Fratello Branham, Lei non può andare laggiù. È mezzo
morto”.
“Cercherò di dormire sui sedili posteriori”.
Il reverendo Johnson correva per la strada bagnata a 70
miglia 112,65 km all’ora, mentre Bill sdraiato sui sedili posteriori,
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agitato, cercava di prender sonno. Non poteva stare comodo. I suoi
occhi gli facevano male e la sua testa gli doleva. Sedutosi, Bill posò
la testa contro il finestrino. Improvvisamente la sua pelle formicolò e
sentì la pressione aumentare sui timpani. Poi vide l’angelo del
Signore seduto accanto a lui sul sedile. Di colpo fu completamente
sveglio, Bill fece un lungo respiro; i suoi occhi si allargarono ed i
muscoli s’irrigidirono per la paura. Sopra l’angelo circolava quella
luce soprannaturale, o più correttamente, parte di quella luce, perché
circolava attraverso il tetto della macchina, mezza dentro e mezza
fuori. Come il solito, l’angelo aveva le sue braccia conserte e
guardava austeramente Bill. Quando parlò, la voce dell’angelo era
calda e rassicurante: “Dì a Paul Morgan: Così dice il Signore”...
appena l’angelo finì le sue istruzioni, svanì.
All’ospedale Bill vide qualcosa che lui non aveva mai visto prima.
Invece della tenda ad ossigeno, un’infermiera stava vicina al letto e
periodicamente metteva una maschera di gomma sul naso della
ragazza, forzando l’ossigeno nei suoi polmoni. Ogni volta che
l’ossigeno entrava faceva alcuni leggeri, faticosi respiri. L’infermiera
disse: Devo continuare a tenere quest’ossigeno. E’ l’unico modo per
tenerla in vita. Lei non può respirare da sola”.
Il signor Morgan mise le sue braccia intorno a Bill e singhiozzò:
“Fratello Branham, io ho cercato di vivere correttamente. Non so
perché Dio sta prendendo la mia piccola ragazza”.
“Non sia emozionato, fratello Morgan”, disse Bill, rassicurante.
“Non tema. Ho una parola per lei da parte del Signore. Prima
pregherò per sua figlia”. Posando la sua mano sulla ragazza, Bill
chiese la guarigione nel Nome di Gesù Cristo. L’infermiera stava per
mettere la maschera di gomma di nuovo sul naso della paziente. Bill
allungò la mano e la fermò. Passarono dei secondi ansiosi . Poi la
ragazza fece un leggero respiro da sola. L’infermiera guardò Bill,
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con sguardo interrogativo. Bill le fece segno di aspettare. La ragazza
prese un altro respiro da sola, e poi un altro. Della maschera
d’ossigeno non ebbe più bisogno.
Bill si rivolse ai genitori: “Molti specialisti hanno dichiarato che sua
figlia sta morendo, ma così dice il Signore. Signor Morgan, sua figlia
guarirà! Ed ecco la parola del Signore (ricordi questo tutti i giorni
della sua vita), Le acque scorrono in modo chiaro, avanti”!
Sebbene Bill non avesse riposato prima che cominciasse il servizio
serale, lui sentì che una giornata trascorsa come questa valeva la
pena, – perché tre giorni dopo la figlia di Paul Morgan era
abbastanza in forma da poter ritornare a scuola.
Arrivò un momento nel tardo autunno del 1946 quando Bill
comprese che non avrebbe potuto sostenere all’infinito un tale
continuo sforzo. Decise che dopo le otto serate programmate per
Jonesboro, Arkansas, si sarebbe preso una vacanza.
Il reverendo Reed patrocinò la campagna evangelistica di Jonesboro,
convincendo un numero di chiese locali a cooperare. Insieme,
affittarono il più grande auditorio della città. Non c’era ancora quasi
abbastanza posto da far sedere tutte le persone che vennero. Migliaia
e migliaia vennero da tutti gli stati del Sud e centro-occidentali degli
Stati Uniti. Per 50 miglia intorno a Jonesboro, non si poteva trovare
nessun albergo o stanza di motel liberi. Quelli che non poterono
trovare alloggio dormirono in tende, o sotto autocarri, o nelle loro
macchine. Una stima del giornale locale calcolò
approssimativamente una folla di 28.000 persone. Quando le riunioni
cominciarono, molte migliaia rimasero fuori dall’auditorio, sperando
di avere una possibilità per entrare.
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Bill cominciò il primo servizio in Jonesboro con il suo solito saluto
di casa. “Se mai siete nel bisogno, semplicemente chiamatemi, e
possibilmente, io verrò da voi, pioggia o sole. Se siete vicino a
Jeffersonville, Indiana fermatevi da me. Io vivo vicino alla mia
chiesa tra l’ 8ª Street e Penn Street. Io vi amo e farò qualsiasi cosa
che posso per aiutarvi". Poi Bill fece una dichiarazione coraggiosa.
"Poiché questa sarà la mia ultima settimana in Arkansas, intendo
stare qui al pulpito finché l'ultima persona ammalata abbia passato la
linea di preghiera".
In quel momento, Bill osservò una donna seduta davanti, che
ondeggiava energicamente la mano verso di lui. “C’è qualcosa che
posso fare per lei, sorella”? Chiese.
“Non mi riconosce”? Disse lei con un gran sorriso sulla faccia.
“No, non credo di conoscerla ”.
“L’ultima volta che lei mi vide fu in Little Rock. Mi dissero che le
mie gambe erano del tutto insanguinate ed io ero fuori di testa”.
Ora Bill la riconobbe. Era la donna per la quale lui aveva pregato
nello scantinato dell’auditorio civico di Little Rock. Solo alcuni mesi
fa lei era così pazza che aveva scalciato fuori i vetri posteriori di una
macchina ed aveva strisciato sulla sua schiena sul pavimento. Ora lei
sedeva serena con suo marito, con i loro quattro bambini seduti
accanto a loro. Suo marito testimoniò: “Dopo che pregò per lei quella
sera, lei si sedette quietamente nella macchina per tutto il viaggio di
ritorno fino all’istituto. Dopo tre giorni la dichiararono
completamente guarita e la lasciarono tornare a casa”.
Iniziando il servizio con tale drammatica testimonianza, portò la fede
del pubblico a volare in alto con aspettazioni celesti. Guardavano
come il segno nella mano di Bill rivelava soprannaturalmente le
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malattie, meravigliandosi quando videro come la preghiera calma di
Bill cambiava la situazione. Presto nulla sembrò impossibile.
Formando una linea alla destra di Bill, le persone venivano avanti per
la preghiera come un fiume che mai non si asciuga. Venivano ora
dopo ora. Appena una persona aveva ricevuto la preghiera e si era
seduta, qualcun altro usciva da un posto e si congiungeva alla fine
della fila. La folla percepì l’inevitabile sensazione che Gesù Cristo
stava lì, vicino a questo piccolo uomo sul pulpito e tutti volevano
entrare nella presenza di Cristo.
La riunione naturalmente non finì. Bill pregò tutta la notte per gli
ammalati, sospendendo occasionalmente per bere un bicchiere di
succo d’arancia. Ogni tanto nelle ore piccole della notte si distendeva
accanto al pulpito per fare un sonnellino di alcune ore. Quando si
alzava l’organista stava ancora suonando sommessamente: “Solo
credi, solo credi, tutto è possibile, tutto è possibile”. “Only believe,
only believe, all things are possible, only believe”); la linea di
preghiera era ancora al suo posto, con il primo paziente che aspettava
il suo turno per la preghiera.
Bill mangiava i suoi pasti accanto al pulpito, così poteva continuare a
pregare per gli ammalati per tutto il giorno, quelli che furono
abbastanza fortunati d’entrare nell’auditorio il primo giorno, ora
erano riluttanti ad andarsene. Molti mantennero il loro posto giorno
dopo giorno, mandando qualcuno a prendere dei panini quando
avevano fame. Telefonarono anche ad amici e parenti per dir loro del
fantastico movimento di Dio al quale stavano assistendo e li
pressavano affinché anche loro venissero a vedere i miracoli da se
stessi. Ciò causò un ulteriore afflusso di persone a Jonesboro per
tutta la settimana. Quelli fuori dall'auditorio aspettavano
pazientemente in una lunga fila confusa, di fronte alla porta
principale, sperando di avere una possibilità di entrare. Molto
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lentamente, molto lentamente la fila gradatamente avanzava, mentre
le persone all'interno della sala uscivano alla spicciolata,
permettendo ad alcune persone al di fuori di entrare dentro. Quando
le persone erano uscite, raccontavano dei meravigliosi miracoli che
stavano succedendo all'interno. Poche delle persone nella linea fuori
dall'edificio lasciarono il luogo, anche quando a metà settimana
cominciò a piovere.
Notte e giorno Bill pregò per una fila senza fine di ammalati e afflitti.
I miracoli fluirono inesauribilmente. Una mattina all’incirca alle
quattro, una donna di 35 anni venne su, di fronte a Bill nella linea di
preghiera, tenendo un fazzoletto sul naso con la mano sinistra. Bill
suppose che stesse piangendo. Quando prese la sua mano destra con
la sua sinistra, le vibrazioni rivelarono la malattia, Bill disse: “Lei ha
un cancro, vero, signora”.
La donna tolse la sua mano sinistra dalla faccia. Non aveva affatto
più naso; il cancro lo aveva già divorato.
“Credi”? Chiese Bill.
La sua voce tremava dalla disperazione. “fratello Branham, devo
credere! È la mia sola speranza”.
Allora sorella, io posso aiutarla. Perché l’angelo che ho incontrato mi
disse che, se io fossi stato sincero e avessi portato le persone a
credermi, allora niente avrebbe potuto contrapporsi alla mia
preghiera, nemmeno il cancro”.
Come Bill pregò nel Nome di Gesù Cristo, lui stesso sentì la
disperata condizione di quella povera donna condannata. Subito il
terribile pulsare nel suo braccio scomparve, così riconobbe che lei
era guarita. All'ottava e ultima sera della campagna in Jonesboro,
interrupe la costante linea di preghiera per il tempo necessario
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d'andare alla stazione del treno per incontrare sua moglie. Loro non
si erano visti da mesi. Lei era venuta per stare insieme per l'ultimo
servizio in Jonesboro e poi lo avrebbe accompagnato a casa a
Jeffersonville per il suo più che necessario riposo.
Quando ritornarono all’auditorio dovettero fermarsi e parcheggiare
molti isolati lontano dalla loro destinazione. Le strade e i parcheggi
erano gremiti di macchine, camion, biciclette e tende. Bill e Meda
s’incamminarono verso l’auditorio. Alla fine Meda vide la gran
quantità di folla che aspettava fuori dall’edificio, molti tenevano il
giornale sopra le loro teste per ripararsi dalla pioggia. Sebbene Bill le
avesse descritto tutto ciò per telefono, lei non era preparata per la
realtà. “Billy, tutte queste persone vengono per ascoltarti”?
“No”, rispose lui, “Vengono per vedere Gesù”.
Meda mise la sua mano in quella di Bill e cantò: “Verranno dall’est e
dall’ovest, verranno da terre lontane, a festeggiare con il Re, a pranzo
come Suoi invitati; come sono benedetti questi pellegrini”! Bill si unì
a lei: “Vedranno il Suo santo volto risplendere di luce divina;
benedetti partecipi della Sua grazia, come gemme splendenti nella
Sua corona”. Bill non era mai stato un buon cantane. La sua voce
tendeva ad essere stridente ed aveva difficoltà a tenere l’intonazione,
ma amava cantare. Insieme a Meda cantò il coro: “Da quando Gesù
mi ha liberato, sono contento quanto il cuore possa esserlo”.
Una squadra d’uscieri andò loro incontro e li accompagnarono
nell’edificio attraverso la folla pigiata. Appena dentro la porta, Bill
notò un uomo che agitava un cappello blu per attirare la sua
attenzione.
Bill si avvicinò abbastanza per chiedere: “Sta chiamando me,
signore”?
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L’uomo strinse nervosamente il cappello. “Non sei tu il fratello
Branham”? Chiese.
“Sì, lo sono ma non posso pregare per nessuno qui fuori o causerò il
finimondo”. Se può entrare nella fila di preghiera io”…
“Non sto cercando preghiere per me”, spiegò l’uomo. Io sono un
autista d’ambulanza. Oggi ho portato un’anziana paziente dal
Missouri, ella è molto ammalata. Sta morendo laggiù, nella mia
ambulanza. Penso che sia già morta. Non posso trovare un dottore da
nessuna parte e non so cosa fare. Può venire da lei”?
“Signore, non accetterebbero la mia parola per la dichiarazione di
morte. Lei ha bisogno di un addetto funebre”.
L’autista lo pressò. “Mi piacerebbe che venisse con me. Suo marito è
agitato e forse lei può calmarlo”.
Bill sapeva dove erano parcheggiate le ambulanze. La polizia
stradale aveva assegnato una certa area apposta per loro. “Io penso
che non potrò nemmeno arrivare da quella donna. Ci devono essere
almeno 2.000 persone tra noi e quelle ambulanze”.
“Noi la aiuteremo”. Si offrì uno degli uscieri.
Così Bill acconsentì ad andare. Con molte scuse, spingendo e con
gran quantità di difficoltà, finalmente giunsero alla fila d’ambulanze
parcheggiate. Gli uscieri rimasero fuori mentre Bill e l’autista
aprirono l’uscio ed entrarono nell’ambulanza. Là, c’era un vecchio
uomo inginocchiato vicino al raggrinzito corpo floscio di una donna.
La camicia dell’uomo era rattoppata; la tuta sbiadita. I calzini si
vedevano attraverso le suole delle scarpe. La barba lunga di una
settimana copriva la sua faccia stanca. Si sedette chinato sopra,
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muovendo la sua testa avanti e indietro lentamente, singhiozzando:
“Oh. Mamma, mamma, perché mi hai lasciato”?
Dal modo che l'uomo afferrò il suo cappello di paglia stracciato,
ricordò a Bill il proprio padre. "Qual è il problema, signore"?
L’anziano uomo guardò in sù. “È il dottore”?
“No, sono il fratello Branham”.
“Oh, fratello Branham — povera mamma”. Si girò a guardare la
donna esanime sulla barella. “L’ho perduta, sono sicuro. Ha smesso
di respirare poco fa. Voleva vederla ad ogni costo prima di morire.
È stata una tale buona moglie per me. Lei allevò i miei bambini e
zappato quei campi accanto a me e mi aiutò in ogni passo della mia
vita. Si ammalò di cancro alcuni anni fa nei suoi organi femminili.
La portammo a St. Louis così che i dottori la potessero operare. Ma
non è servito a nulla. È continuata a peggiorare”. Egli guardò di
nuovo verso Bill, la sua voce tradiva il suo amaro disappunto.
“Questa mattina stavamo ascoltando la radio. Sentimmo un uomo
testimoniare che egli era stato cieco per dieci anni, e dopo che lei
pregò per lui, potè vedere. Io pensai che forse un miracolo come
quello potesse avvenire anche a noi. Non mi era rimasto alcun denaro
perché avevo speso tutti i miei risparmi per l’operazione. Così ho
venduto alcune trapunte che lei aveva fatto e delle more di rovo che
lei aveva messo nei vasi e ho noleggiato quest’ambulanza per
portarla qui”. Guardò di nuovo mestamente giù, verso sua moglie.
“Ora, lei è morta, non so come farò senza di lei. Sarò talmente solo”.
Cercando di confortarlo quanto poteva, Bill disse: “Bene, pà, l’unica
cosa che posso fare è di dire una preghiera”.
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Bill non sapeva se la donna era morta o no. Certamente sembrava
morta. L’autista dell’ambulanza le aveva tolto la protesi dentaria e le
sue labbra erano rientrate nella bocca. I suoi occhi erano bagnati da
un liquido viscido. La fronte sembrò appiccicosa e fredda al tocco di
Bill. Prese la sua mano destra nella sua sinistra per sentire il polso.
Non sentì niente. E come un’ulteriore prova che lei doveva essere
morta, la mano sinistra di Bill non poteva percepire alcuna
vibrazione del cancro.
Chinando la testa, Bill disse calmo: “Caro Signore Gesù, ti prego sii
misericordioso con questo fratello; aiutalo e benedicilo. E a questa
donna che ha fatto tutta questa strada fino qui credendo che –”.
Egli pensò di sentire la donna stringere la sua mano. aprendo gli
occhi, la studiò attentamente. Sembrava ancora un cadavere. Doveva
esser stata la sua immaginazione o forse la contrazione della morte
nei muscoli della donna. Bill chiuse gli occhi e continuò la sua
preghiera, ma dopo alcuni momenti sentì di nuovo stringere la sua
mano. Questa volta comprese che era in vita. Aprì gli occhi e studiò
la sua faccia. La pelle della sua fronte si corrugò. Aprì gli occhi e lo
guardò.
Bill non disse una parola. L’anziano uomo aveva ancora gli occhi
chiusi, serrando le mani, volse la testa verso il soffitto. La donna alzò
la testa lentamente e disse a Bill: “Qual è il suo nome”?
“Io sono il fratello Branham”.
L’anziano uomo girò bruscamente la testa e gridò sbalordito,
“mamma”! Poi l’abbracciò singhiozzando con gioia, “Mamma,
mamma”!
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Mentre il colore ritornava sulle guance della donna, Bill notò che la
sua mano sinistra ancora non percepiva nessuna vibrazione del
cancro nel suo corpo. Ciò significava che il cancro se n’era andato”.
Il grido dell’anziano uomo attirò l’attenzione d’alcune persone fuori
dall’ambulanza ed ora avevano le loro facce attaccate ai finestrini.
L’autista disse a Bill: “Penso che abbiano indovinato chi tu sei. Avrai
problemi per ritornare nell’edificio”.
Bill constatò che l’autista aveva ragione. Fu abbastanza protetto nel
venire qui, queste persone non lo avevano mai visto prima. La
maggior parte di loro stavano aspettando da giorni per poter entrare
per la preghiera. Appena avrebbero saputo che era in mezzo a loro, la
notizia si sarebbe sparsa come un fuoco al vento e avrebbe avuto
molta difficoltà a ritornare dentro all’auditorio.
Un’idea gli balenò nella mente. Disse all’autista: “Se lei starà in
piedi con la sua schiena davanti a quella finestra e lentamente
toglierà il cappotto, nasconderà abbastanza l’interno di
quest’ambulanza, sufficientemente per il tempo che io possa
sgusciare fuori da quest’altra porta. Se posso andare via da qui senza
essere visto, allora tutto andrà bene. Nessuno fuori mi conosce. Io
posso muovermi lungo il margine della folla fino dietro al
parcheggio. Lei dovrà dire agli uscieri di incontrarmi di nuovo là.
Non penso di poter passare attraverso la folla ed entrare
nell’auditorio senza il loro aiuto”.
“Glielo dirò”. Disse l’autista. Girò la schiena contro al finestrino il
quale aveva alcune facce attaccate. Quindi allungò, lentamente il suo
braccio fuori dal cappotto, effettivamente coprendo il finestrino.
“Parta”, disse.
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Bill scivolò fuori pacatamente e si affrettò lungo la linea delle
ambulanze finché arrivò al parcheggio posteriore. Dei proiettori
elettrici illuminavano la pioggerella che cadeva sulla testa di alcune
migliaia di uomini, donne e bambini che si affollavano intorno alle
porte posteriori dell’auditorio. Bill si sentiva completamente
anonimo, dato che nessuno lo aveva mai visto prima. Così piuttosto
che aspettare gli uscieri per aiutarlo, Bill cercò di farsi strada da solo
attraverso la folla.
Una forte voce disse bruscamente, “Smetta di spingere”!
“Perdonatemi”, disse Bill, continuando a farsi strada spingendo. Un
grande, uomo rude , si girò di fronte a lui. “Ho detto, smetta di
spingere”! ringhiò.
“Si, signore”, disse Bill imbarazzato. “Mi scusi”.
Tornando indietro al margine della folla, si chiedeva cosa avrebbe
dovuto fare. Gli uscieri non si vedevano da nessuna parte. Egli sentì
una voce femminile gridare: “Papà! Papà”! Bill guardò da dove
proveniva quella voce e vide una ragazza di colore di circa 17 anni
che si faceva strada attraverso la massa di persone bianche. Era
chiaramente cieca; i suoi occhi erano bianchi per le cataratte.
Nonostante questo, a motivo della legge Jim Crow che
segregazionava i bianchi dai neri, nessuno voleva aiutarla.
La ragazza brancolava tra la folla, approssimativamente nella sua
direzione. Bill si mosse attraverso il margine della folla finché fu
direttamente nel percorso della ragazza. Subito dopo lei andò a urtare
contro di lui.
“Scusatemi”, disse: “Sono cieca e ho perso mio padre. Può aiutarmi a
trovare il bus per Memphis”.
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Bill guardò la lunga fila di bus che erano allineati alla fine del
parcheggio. “Si, posso aiutarti”, disse. “Che cosa stai facendo qui”?
“Io e mio padre siamo venuti qua per vedere il guaritore”, replicò lei.
“Come hai sentito parlare di lui”?
“Questa mattina stavo ascoltando la radio, c’era un uomo che diceva
che da anni non poteva parlare una parola e ora egli può parlare. Un
altro disse che prendeva la pensione dei ciechi da 12 anni e ora
poteva leggere bene tanto da leggere la sua bibbia. Ciò mi diede
speranza di ricevere nuovamente la vista. Quando ero una piccola
bambina, mi è venuta la cataratta agli occhi. Il dottore mi disse che
quando sarei divenuta più grande avrebbe potuto operarmi; ora che
sono più vecchia, dice che anche il nervo ottico è stato avvolto e non
può toccarli. Così non ho nessuna possibilità, a meno che possa
arrivare dal guaritore. Questa sera è l’ultima sera che lui sarà qui, ed
io e mio padre non possiamo nemmeno avvicinarci all’edificio Ora
ho perso mio padre e non posso nemmeno tornare al bus. Gentile
signore, per favore vorrebbe aiutarmi”?
“Si, signorina, ma prima vorrei farle una domanda su questo
guaritore del quale mi sta parlando. Lei crede che oggi Dio manderà
un angelo a guarire le persone”?
“Si, signore, lo credo”.
“ Lei vuole dire che lo crede, sebbene abbiamo così tanti bravi
dottori e ospedali qui in giro”? Bill si sentì un poco vergognoso di
approfittare così della sua cecità, ma voleva esaminare la sua fede.
Lei rispose rapidamente, “Nessuno di quei dottori può aiutarmi.
Signore, se lei mi afferrerà per mano e mi condurrà dal guaritore,
dopo io potrò trovare mio papà da sola.
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Bill non poteva continuare la sua finzione più a lungo. “Sorella, forse
io sono colui che lei sta cercando. Lei afferrò il risvolto del suo
cappotto e lo tenne come in una morsa. “È Lei il guaritore”? insisté.
“No, signorina, Io sono il fratello Branham, il predicatore. Gesù
Cristo è il guaritore. Ora se lei toglierà via le sue mani dal mio
cappotto” – e lui prese i suoi polsi per tirarli via.
La ragazza restò aggrappata con tutte le sue forze. Lo aveva e non lo
avrebbe lasciato andar via. “Abbiate misericordia di me, fratello
Branham”, supplicò.
“Sorella, posso tenerle la mano, mentre prego”? Bill riuscì a liberare
una delle mani della ragazza. Mentre pregava sentì le vibrazioni della
cataratta salire su per il braccio. “Caro Gesù, un giorno Tu hai
portato quella rozza croce barcollando lungo la strada; il sangue
scorreva giù dalle Tue spalle; il Tuo fragile corpo vacillava sotto il
peso. Un uomo di colore di nome Simone di Cirene venne al Tuo
lato, prese la croce e Ti aiutò a portarla. Ora una figlia di Simone è
qui traballante nelle tenebre; sono sicuro che Tu comprendi”…
La ragazza rabbrividì. “Qualcosa mi ha attraversato”, lei disse,
mentre il suo corpo tremava. “Sento i miei occhi così freddi”. Bill
sentì le vibrazioni decrescere nel suo braccio; la vita demoniaca era
appena uscita dalle cataratte. “Sorella, chiudi le palpebre per un
momento. Le cataratte si stanno restringendo. Tra alcuni momenti
potrai vedere. Non dire niente di questo o mi riconosceranno. Non
voglio che la gente sappia che sono qui. Ora apri lentamente gli
occhi. Gesù ti ha dato la vista”. Le palpebre si aprirono. Guardò in su
e rimase senza fiato, “Sono luci quelle”?
“Si, puoi contarle”?
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“Ce ne sono quattro! Stanno passando quelle persone”? Prima che
Bill potesse rispondere, lei grido a tutta voce. Le persone si girarono
dalla sua parte, gridò di nuovo, “Gloria a Dio! Posso vedere! Posso
vedere! Ero cieca ed ora vedo”!
Le persone incominciarono a muoversi verso Bill e alla ragazza.
Proprio in quel momento il gruppo d’uscieri venne dietro l’angolo
dell’edificio, individuarono Bill e si precipitarono verso Bill in suo
soccorso. Prima che gli uscieri scortassero Bill, un uomo con una
gamba contorta, appoggiato ad un bastone, gridò: “Ti conosco, sei il
fratello Branham. Abbi misericordia di me. Sono qui da otto giorni.
Ho cinque bambini a casa e io sono zoppo. Io penso che tu sei un
buon ragazzo. Se tu chiedi a Dio per me, Egli lo farà.
Bill disse: “Allora nel Nome di Gesù Cristo, dammi il tuo bastone”.
Senza esitazione l’uomo zoppo diede a Bill il suo bastone ricurvo.
Istantaneamente la gamba contorta si raddrizzò e poteva sorreggerlo.
Battendo la scarpa sull’asfalto, l’uomo gridò, “Sono guarito! Sono
guarito”!
La folla eccitata spingeva in avanti. I quattro uscieri, proteggevano
Bill il meglio che potevano, facendosi strada a forza verso l’auditorio
mentre le persone che erano vicino si sforzavano per toccare gli abiti
di Bill mentre passava. Non interessava loro che il vestito di Bill
fosse rappezzato e rattoppato.